Antonio Guglietta: tecnico sportivo sperlongano-itrano, impegnato a Tokio 2020

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Antonio Guglietta, 37 anni, nativo di Sperlonga e ormai residente a Itri, dove vive con la moglie e i figli, è sicuramente una presenza “d’autore” nello sport italiano e nelle edizioni delle Olimpiadi da lui vissute in qualità di fisioterapista-osteopata che, da 14 anni, segue e cura gli atleti azzurri. Lo stimato professionista, tanto quotato professionalmente anche fuori dell’ambito sportivo, appena rientrato da Tokio, è stato avvicinato da noi per farci spiegare una situazione non proprio chiara, per lo meno come appariva ai nostri occhi e alle nostre sensazioni. E le sue risposte, neppur velenosamente malcelate, hanno confermato quanto stavamo supponendo. Ma lasciamo alle sue parole il racconto esaustivo relativo ai rapporti con le federazioni sportive nostrane, rapporti che sono andati sempre più deteriorandosi.

“A queste Olimpiadi –esordisce il dott. Guglietta- ho avuto il piacere di accompagnare, come osteopata, un atleta filippino che vive da qualche anno stabilmente a Formia, Ernest Obiena. E’ un saltatore con l’asta come Thiago Braz; i due si allenano insieme sotto la guida di Vitaly Pedrov. Purtroppo, per noi, questa olimpiade non è andata come speravamo; non nascondo che credevamo potesse arrivare anche per noi una medaglia che probabilmente, visti i risultati di EJ nell’ ultimo anno, sarebbe stata alla sua portata. Negli ultimi dodici mesi, infatti, EJ ha scalato rapidamente la classifica del ranking mondiale, raggiungendo il sesto posto. Si tratta di un ragazzo eccezionale come atleta ma soprattutto da un punto di vista umano; un ragazzo cresciuto tra tante difficoltà soprattutto economiche e logistiche che, grazie al trasferimento a Formia e alla dedizione di Vitaly, è riuscito a coronare il suo sogno e a diventare una leggenda per le Filippine. E’ stato il primo atleta delle Filippine, relativamente al settore dell’ atletica leggera, a qualificarsi per una finale olimpica. Detto questo, un ringraziamento, da parte mia, è doveroso sia nei suoi confronti, perchè mi ha voluto fortemente al suo fianco come osteopata in questa avventura olimpica, sia al governo e alla federazione filippina per l’accoglienza che mi è stata riservata in questo periodo. L’olimpiade è sempre una manifestazione magica che porta con sé un carico di emozioni difficilmente descrivibile a parole e potervi partecipare dall’interno è qualcosa di unico. Rispondendo alla sua domanda sui rapporti con le federazioni italiane, mi piace puntualizzare due cose sul passato. Dopo 10 anni e due cicli olimpici è terminato il rapporto con la federazione canottaggio italiana per motivi puramente professionali, ovvero le strade improvvisamente non si sono più incrociate. Quello che mi dispiace è che i rapporti si siano chiusi, come tutti i grandi amori, in malo modo. Non mi va di sottolineare i motivi, le ragioni e i torti, tanto la verità è sempre nel mezzo, ma ci tenevo a mettere a tacere voci che vedevano un coinvolgimento della mia vita privata in questa scelta. Tra l’altro al canottaggio ho lasciato una buona parte dello staff che avevo costruito con tutti colleghi di Formia e Itri che ancora oggi continuano a seguire la federazione a Sabaudia e nelle gare, vedi Sergio Forte, formiano mio collega di studio che ha seguito la squadra in occasione di questa olimpiade. A questi ragazzi non ho mai detto “io vi ho messo qui, per cui ora io me ne vado e di conseguenza dovete farlo anche voi. Essi continuano il loro percorso, percorso su cui non ho “Mai”, e sottolineo “Mai”, lucrato. Il secondo aspetto, in occasione di questa olimpiade, riguarda la scelta di indossare altri colori e non quelli dell’Italia, scelta non facile da metabolizzare. La cosa è maturata semplicemente perché il tutto è stato fortemente voluto dall’ atleta. Ha lottato in Federazione per avermi nel suo staff e la cosa più naturale che mi potesse venire in mente da fare, è stata quella di accettare. C’è, poi, un’ultima considerazione e riguarda l’immediato futuro e il triennio che inizierà già dalla settimana prossima e che si chiuderà con le Olimpiadi di Parigi del 2024. A tal proposito credo di dover fare delle scelte più mature, più concrete, lasciare da parte il superfluo. Penso di dedicarmi a un unico progetto che valuterò in questi giorni quale possa essere. Non nascondo che qualora si concretizzasse, sarei contento di continuare sulla strada che si è appena conclusa, anche perché abbiamo lasciato incompiuto un percorso e vorremo andarci a prendere a Parigi la medaglia che abbiamo lasciato per strada qua. Ma questa scelta dipenderà da tanti fattori che andranno valutati uno ad uno. Di sicuro non accetterò più contratti a gettone, contratti senza una finalità, senza un progetto alle spalle, contratti a “marchetta” come li chiamo io. Ormai non mi danno più stimoli e non sono oggetto di crescita professionale, anzi, sono a senso unico soltanto per gli interessi delle federazioni. Devo tanto allo sport che sia da atleta che da fisioterapista/osteopata mi ha dato tanto. Mi piacerebbe che mia figlia e tanti bambini e ragazzi vivessero lo sport come loro percorso formativo da atleti, ma ancor più come persone. Crescere umanamente con i principi dello sport e soprattutto con lo spirito olimpico credo possa renderti solo una persona migliore. Buono sport a tutti. Ed ora qualche appunto sul mio profilo professionale.

Fisioterapista/ osteopata, ho 37 anni. Da 14 anni sono al seguito degli atleti delle varie federazioni italiane. Dal 2007 al 2017 sono stato impegnato con la federazione Italiana canottaggio con cui ho preso parte a diverse manifestazioni mondiali ed europee, oltre che a due Olimpiadi, quella di Londra 2012 e quella di Rio 2016, aiutando i ragazzi a conquistare la medaglia d’argento nel doppio Battisti-Sartori, nel 2012, e i due bronzi di Rio: Abbagnale-Di Costanzo nel due senza e Vicino, Lodo, Montrone e Castaldo nel quattro senza. Il rapporto con la federazione di canottaggio si concluse nel 2017 dopo il mondiale di Sarasota in Florida per disaccordi professionali. Ho lasciato nel canottaggio uno staff fatto di tutti colleghi di Itri e Formia che io stesso avevo creato, tra cui Sergio Forte che ha accompagnato la squadra alle olimpiadi di Tokyo quest’ anno. Dal 2018 sono entrato a fare parte della FIDAL, Federazione Italiana di Atletica Leggera con cui collaboro solo sul territorio di Formia, in quanto mi vengono dati in carica solo gli atleti di stanza presso il centro di preparazione atletica di Formia: Fofana Hassane 110 ostacoli, Yadis Pedroso 400 ostacoli, Elisa di Lazzaro 100 ostacoli, Dariya Derkach salto triplo, tutti e quattro qualificati a questa olimpiade di Tokyo che non ho avuto il piacere di poter accompagnare ufficialmente in quanto le scelte federali sono giustamente ricadute su colleghi che hanno seguito atleti che con più probabilità si sarebbero piazzati in zona medaglie e così è stato. Insieme a questi quattro atleti italiani, ho avuto la fortuna di seguire in questi ultimi due anni altri due atleti stranieri di base a Formia: Andrew Pozzi, finalista dei 110 ostacoli in questa olimpiade, inglese, ed Ernest Obiena, filippino impegnato nella disciplina del salto con l’asta, finalista alla sua prima esperienza olimpica quest’anno a Tokyo. Ho scelto ufficialmente di seguire Ernest in questa olimpiade in quanto lui stesso ha voluto fortemente la mia presenza al suo fianco. Ha lottato in federazione per questo. Non è stata una scelta di ripiego –conclude Guglietta- ma una scelta che fa parte di un progetto che spero continuerà fino a Parigi 2024”.

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