FONDI: ADDIO A UN GRANDE CAPITANO D’INDUSTRIA

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ADDIO A UN GRANDE CAPITANO D’INDUSTRIA MIRABILMENTE CAPACE DI STARE TRA LA GENTE

La notizia ha raggiunto, in un attimo, tutta la cittadinanza oltre che moltissimi conoscenti e amici dell’hinterland fondano. Mario Izzi, per tutti “zio Mario” ci ha lasciato. Comprensibile l’attestazione collettiva di stima e di compianto per una persona  che ha segnato un’epoca a Fondi e non solo.

Laborioso e competente, preciso e sensibile alle istanze che gli pervenivano da ogni interlocutore, ha caratterizzato la sua esistenza con le qualità che stagliano la figura di un autentico “homo faber”, capace di onorare la sua quotidianità con il pragmatismo positivo di chi mette a frutto le doti che madre Natura dona all’intelletto umano per farne un soggetto creativamente operoso. E sì, che di capacità imprenditoriale Mario Izzi ne ha avuta, con i risultati che stanno sotto gli occhi di tutti, a cominciare da quanto -e sono tantissimi- che hanno tratto e continuano a trarre beneficio dall’apparato produttivo che è stato capace di mettere in piedi. E se vogliamo, poi, coglierne il profilo dell’impegno sociale, non si può sottacere quanto “zio Mario” ha messo in atto per far dotare Fondi di un servizio ospedaliero che si è rivelato un incontestabile vantaggio per un’utenza che ha travalicato i confini della stessa provincia, richiamando in quella che è stata l’eccellenza del ”San Giovanni di Dio” un fiume di pazienti provenienti da ogni parte d’Italia, prima che le scelte scellerate operate “ad usum delphini” nella Capitale penalizzassero l’operatività del nosocomio dove hanno lasciato il segno luminoso di un impegno professionale e di una deontologia fedelissima al giuramento di Ippocrate tanti campioni della vocazione al servizio di tutti, sia vestendo il camice da medico, sia quello da personale infermieristico o ausiliario, ricalcando lo stile di vita di “zio Mario” che non si è mai costruito un mondo “socialmente oligarchico”, pur avendo potenzialmente tutti i requisiti per vivere nell’iperuranio dei fortunati, ma che ha saputo e voluto scendere tra la gente, ponendosi quale ascoltatore e interlocutore di tutti, senza distinzione di ceto o di condizione economica.

Ci piace ricordarlo, anche se, per delinearne in maniera esaustiva il suo profilo, necessiterebbero pagine e pagine di testimonianze narranti, nelle tenaci giornate dedicate, in questi ultimi anni, a difendere l’integrità operativa dell’ospedale “San Giovanni di Dio” dalla vivisezione che i vertici regionali ne hanno sistematicamente praticato unicamente per una rivalsa nei confronti di una popolazione che, secondo l’oligarchia capitolina, ha avuto il grave torto di non aver portato il cervello all’ammasso nella valutazione di chi doveva essere scelto per guidare una regione della portata complessa quale il Lazio. E “zio Mario” è sempre rimasto in prima linea a difendere un patrimonio dei più deboli che non hanno certamente le risorse di chi, forte solo di cospicui conti in banca, bypassa l’inefficienza della sanità pubblica voluta dall’alto, cercando nelle costosissime strutture d’oltreoceano i rimedi necessari per la propria salute che, grazie a “zio Mario”, fino al 2010, trovava nella pienezza dei risultati più che eccellenti, nella struttura di via San Magno, 2. Anche per questo, GRAZIE, grande amico di tutti!

Una risposta

  1. Non conoscevo personalmente “zio Mario”, ma posso certamente confermare tutto ciò che è stato detto in questo articolo per il “S.Giovanni di Dio”. Eccellenza ridotta ad inefficienza. Condoglianze alla famiglia.

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