Crisi degli ambulanti: un colpo all’industria tessile e dell’abbigliamento

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Crisi degli ambulanti: un colpo all’industria tessile e dell’abbigliamento

La crisi del commercio ambulante non è un fenomeno isolato: le ripercussioni sulle filiere produttive sono ormai evidenti. Da anni si denunciava che la chiusura di migliaia di piccole attività avrebbe innescato un effetto domino sull’intero comparto manifatturiero. Oggi, i dati ufficiali confermano questa allarmante previsione.

Secondo un’analisi pubblicata da Il Sole 24 Ore, negli ultimi cinque anni il settore manifatturiero italiano ha perso oltre 59.000 aziende, colpendo in particolare moda, abbigliamento e tessile. Un dato che si inserisce in un quadro ancora più drammatico: nel solo comparto del commercio, tra il 2019 e oggi, hanno cessato l’attività ben 142.662 imprese.

Le cause di questa crisi sono molteplici e complesse. L’aumento dei costi di gestione, in particolare quelli legati ai carburanti, il calo dei consumi e la feroce concorrenza delle vendite online e dei centri commerciali stanno mettendo in ginocchio il piccolo commercio. Gli ambulanti, da sempre cuore pulsante delle economie locali, si trovano in una situazione di crescente difficoltà, con scarse prospettive di rilancio.

Di fronte a questo scenario preoccupante, il Governo, le forze politiche e le istituzioni locali devono prendere coscienza della gravità del momento e intervenire con misure concrete a sostegno del piccolo commercio. È fondamentale adottare strategie di tutela e rilancio per garantire agli ambulanti la continuità del lavoro, anziché insistere su provvedimenti discutibili come l’applicazione della Direttiva Bolkestein, che prevede la messa a bando delle concessioni nei mercati, nelle fiere e nei posteggi isolati.

Chiudere le Camere di Commercio?

Tra le proposte più radicali emerge la richiesta di chiudere le Camere di Commercio, ritenute enti inutili che dissipano risorse pubbliche senza apportare benefici concreti al settore. Secondo gli operatori del commercio ambulante, questi enti non contribuiscono a risolvere le problematiche reali delle piccole imprese e delle filiere produttive.

Un futuro a rischio

Se non si interviene tempestivamente, il rischio è quello di un ulteriore impoverimento del tessuto economico locale, con un aumento della disoccupazione e un’accelerazione del processo di desertificazione delle città e dei paesi. Salvaguardare il commercio ambulante significa preservare una parte fondamentale della tradizione economica italiana, garantendo lavoro e vitalità ai centri urbani.

L’ANA-UGL Nazionale lancia un appello chiaro: è tempo di azioni concrete per salvare il commercio ambulante e le sue filiere produttive. Il tempo delle scelte sbagliate e delle esitazioni deve finire.

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