Mattina del 27 gennaio 1920, inverno nordico, a Montparnasse, Parigi, le serrande di tutti i negozi e locali pubblici abbassate, quantità di gente assiepata sui marciapiedi, commozione sui volti: il feretro si dirige verso il cimitero Père Lachaise: il corteo è iniziato all’ospedale della Charité, l’ospedale dei poveri di Parigi, dove è stato trasportato due giorni prima, già in coma, da un paio di amici che ne conoscevano la terribile situazione, sua e di Jeanne, la compagna: stiamo parlando di Amedeo Modigliani (nato a Livorno il 12 luglio 1884 – nella foto), l’artista, morto tre giorni prima, il 24, angosciato e disperato e, anche, alcolizzato e tisico. Anche se, in vita, non molto considerato dalla comunità artistica a causa dei suoi eccessi e della sua permanente ristrettezza di mezzi, del continuo stato di ebbrezza, dello spettacolo dei suoi disegni in cambio di un bicchiere di qualche cosa e delle sue plateali stravaganze canore e poetiche: ora in questo triste momento della sua fine, tutti gli sono vicini, consapevoli di aver perso un uomo fuori del comune, a dispetto delle sue eccentricità e miseria, un artista autentico. Le spese per il funerale furono coperte da una colletta di circa, le cronache, 1400 franchi dell’epoca, organizzata da due amici artisti, Chaim Soutine e Moise Kisling, anche ebrei.
Jeanne, la compagna, di ventidue anni, incinta di nove mesi, già madre di una bimba, dal fratello fu accompagnata dai genitori che, cattolici osservanti, avevano sempre ostacolato e osteggiato la relazione con Modigliani non solo perché squattrinato e senza una casa e senza un avvenire, quanto perché ebreo. Il giorno dopo la morte dell’amato, Jeanne, affranta e disperata, si butta giù dal quinto piano dove abitavano i suoi, col figlio in grembo.
Pur se con ritardo abbiamo voluto ricordare la tragica conclusione della esistenza terrena di questo grande dell’arte perché ne abbiamo voluto richiamare alla memoria i legami, diretti ed indiretti, col mondo ciociaro che qui andiamo a ricordare. Allorché arrivato a Parigi prese lezioni di modellato all’Académie Colarossi, scuola privata forse la più importante e antica, fondata parecchi anni prima da Filippo Colarossi, modello, da Picinisco: qui aveva studiato anche la futura compagna Jeanne.
Grande la sua sfortuna, feroce il suo destino: tre giorni dopo la sua morte, il 27 gennaio 1920, giorno del corteo funebre, in altra parte della città il suo primo mercante, da lui eternato in un quadro intitolato Novo Pilota e cioè Paul Guillaume, inaugurava la mostra di arte moderna, la prima nella storia dell’arte con presentazione di Guillaume Apollinaire e vi esponeva quattro opere di Picasso, dodici di Modigliani, 5 di Matisse e una rarissima di De Chirico: le operedi Matisse erano il quadro ‘Le tre sorelle’ oggi al Museo della Orangerie che illustrano Loreta, Rosa e Elena Arpino, modelle della Valcomino e le sculture in bronzo per le quali aveva posato un altro modello pure della Valcomino, Cesidio Pignatelli.
Quando davanti ai caffè e luoghi pubblici di Montparnasse Modigliani ogni tanto tirava fuori dalla tasca un foglio di giornale e apertolo, iniziava a decantarne la bellezza e le qualità: si trattava dell’immagine del ‘Ragazzo col panciotto rosso’ di Cézanne che illustrava un ciociarello pure della Valcomino. Le vie di Montparnasse che maggiormente frequentava e dove anche periodicamente aveva la sua stanza e il suo studio, erano la Rue de la Grande Chaumière dove era anche la sede principale dell’Académie Colarossi e, vicino, la Rue Campagne Première dove al n.3 si trovava Chez Rosalie, una piccola trattoria tenuta da Rosalia Tobia, con addentellati di Picinisco, una volta acclamata modella di Bouguereau che ci ha lasciato qualche suo nudo fragoroso. Rosalie, sessantenne, amava filialmente molto il bel Amedeo e in qualche modo lo proteggeva: era abituata a vederlo nel suo locale con belle donne. E accettava, pur se non con molto gradimento perché li considerava ‘scarabocchi’, i disegni che l’artista le dava in pagamento, sicuramente qualche centinaia: Rosalie li usava per la toilette o per accendere le fornacelle o quale pasto dei topi! Quando veniva trovato ubriaco davanti alla Closeriedes Lilas o davanti alla Rotonde, caffè mitici dell’epoca oggi ancora sui luoghi, gli amici lo trascinavano da Rosalie e lei gli preparava un giaciglio nel retrobottega in attesa che passasse la sbornia, poi un piatto di tagliatelle e un bicchiere di chianti. Rosalie, l’umile modella di Picinisco, è personaggio integrante e costitutivo della esistenza di Amedeo Modigliani. La mostra di cui sopra segnò l’inizio della gloria: già nei giorni successivi numerosi mercanti soprattutto e anche collezionisti passavano da Rosalie per comprare opere dell’artista: enorme il suo disappunto per non aver conservato nemmeno un disegno!
Un altro fatto che ci giustifica a tale commemorazione del grande artista è che la Rotonde, il famoso caffè dove anche amava sedere e ubriacarsi, e che, si dice, oggi è anche il locale preferito di Macron, è a pochi metri dalla grande scultura di Balzac realizzata da Rodin: il volto di Balzac è quello dalle guance rugose e corrose e dalle occhiaie incavate e la chioma al vento, di Celestino, modello della Valcomino.
Un paio di anni fa un quadro di Modigliani, quale nemesi! è stato venduto per oltre centosettanta milioni di dollari, il quadro più costoso! E una sua scultura acquistata, appena terminata, da un pittore inglese in viaggio di nozze a Parigi, al prezzo, si racconta, di un fiasco di vino, è stata venduta tre o quattro anni fa a Londra per settantasette milioni di sterline!
Una volta a Parigi, non si manchi di andare al Père Lachaise e posare un fiore sulla tomba dove ora giace in pace con Jeanne.
Michele Santulli